Passa ai contenuti principali

Giappone e Corea del Sud: passato comune, prospettive diverse



Giappone e Corea del Sud sono due paesi allo stesso tempo simili e diversi. Vicini geograficamente e tradizionalmente, ma lontani nella strada intrapresa.




Il Giappone


Il paese del Sol Levante è sempre stato chiuso al mondo esterno, molto conservatore e geloso della propria cultura. Alcune espressioni di questa tendenza sono rintracciabili nella storia nella nazione. Già durante il Periodo Edo (1603-1868), infatti, fu portata avanti la politica isolazionista del sakoku (letteralmente “paese chiuso”, “blindato”), che limitava severamente il commercio e le relazioni con l’estero.

Se questa distanza in passato poteva essere giustificata anche e in parte dalla posizione geografica, al giorno d’oggi, con l’incredibile sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti, questa plausibile ipotesi naturale perde di senso.

Più in generale, il Giappone ha sempre mantenuto una certa distanza dalla cultura occidentale, preservando volontariamente forti barriere culturali e linguistiche (anche in ambito commerciale i giapponesi usano malvolentieri l’inglese), che per certi versi rappresentano gran parte del fascino di questo paese.


La Corea del Sud


La Corea del Sud, al contrario, ha fatto propri diversi aspetti caratteristici occidentali. Nonostante la vicinissima distanza geografica con il territorio nipponico, le disuguaglianze tra i due paesi sono consistenti.

“La Corea del Sud mostra pochi dei sintomi di disordine sociale del Giappone, come l’elevato tasso di suicidi tra gli uomini, il rapido calo della popolazione, la bassa natalità record e la misteriosa sindrome degli hikikomori […]”

Questa citazione è tratta dal libro “Non voglio più vivere alla luce del sole” Michael Zielenziger, che dedica un intero capitolo al parallelo tra Corea e Giappone. Nonostante l’eccessivo tono critico dell’autore, possono essere ricavati alcuni spunti interessanti.
Per prima cosa è importante sottolineare i tanti aspetti in comune tra i due paesi:  il sistema economico, la struttura sociale, l'industriosità, disciplina e rispetto per gli anziani (elementi ereditati dal confucianesimo), reti organiche fondate sui legami di sangue e un sistema scolastico competitivo sono solo alcuni di questi.


Quando le due nazioni hanno imboccato strade differenti?


Zielenziger individua il punto di rottura nel 1997, durante la crisi economica, alla quale i due paesi hanno reagito in modo diverso.

“[…] trovandosi di fronte al disastro economico, la Corea del Sud accettava la necessità di riorganizzarsi in modo sostanziale e di aprire i propri mercati, mentre il Giappone continuava ad aspettare una ripresa spontanea. […] i coreani si assumevano la responsabilità di colmare molte delle loro lacune strutturali. I giapponesi, per contro, cercavano di oscurare e negare le colpe e mantenere il proprio isolamento.”

E arriviamo agli hikikomori. Anche qua sembrano esserci delle differenze sostanziali. Il numero di casi in Corea del Sud è infinitamente più basso rispetto a quello del Giappone. Inoltre, i coreani manifestano alcune caratteristiche diverse, per esempio mantengono un maggiore dialogo con i genitori, sui quali raramente praticato violenza, utilizzano quasi tutti internet e presentano sintomi meno aggressivi.


Perché questo confronto?


L’obiettivo è quello di mostrare l’importanza del contesto culturale nello sviluppo dell’hikikomori e mettere in evidenza le notevoli differenze con la quale la sindrome può manifestarsi anche a pochi chilometri di distanza.
Alla luce di tutto questo, è possibile fare un’ultima considerazione. Nonostante il Giappone, ad oggi, sia l’unico paese che ha mostrato evidenti meccanismi culturali favorevoli all’hikikomori, ciò non esclude che la sindrome possa mutare e adattarsi a sistemi culturali diversi manifestandosi con modalità differenti, ma egualmente antisociali. 


Post popolari in questo blog

Come si aiuta chi non vuole essere aiutato?

ITA |  ENG Molti hikikomori ritengono di non avere alcun problema e ripetono di voler essere lasciati in pace. Questo atteggiamento di rifiuto porta inevitabilmente a continui conflitti con i genitori che, invece, vorrebbero vedere il figlio condurre una vita diversa, una vita "come quella dei coetanei". I genitori più determinati, dopo lunghe battaglie, riescono a convincere i figli a recarsi da uno psicologo, ma i percorsi psicoterapeutici possono rivelarsi inconcludenti quando non vi è una reale motivazione intrinseca da parte degli hikikomori a cambiare il proprio stato. Spesso, chi accetta di essere seguito da un professionista lo fa solamente per "fare contenti gli altri" e per far cessare le pressioni dei famigliari. Losing You - LY "I o sto bene, perché volete costringermi a fare una vita diversa?" Questa è una delle principali obiezioni che potrebbe avanzare un hikikomori. E non è necessariamente una bugia. In quel momen

Come approcciare un hikikomori: buone prassi e comportamenti da evitare

ITA | ENG Avere a che fare con un hikikomori rappresenta una compito delicato per chiunque , si tratti di un genitore, di un insegnante, di un amico o di uno psicologo, dal momento che ci si trova a doversi relazionare con persone profondamente negative, sfiduciate e disilluse nei confronti dei rapporti interpersonali. Per non essere respinti bisogna cercare di aggirare le barriere che hanno eretto nei confronti del mondo sociale , evitando qualsiasi tipo di forzatura o atteggiamento supponente, ma ponendosi come degli interlocutori umili, empatici e non giudicanti. Losing You - LY In questo post ho voluto provare a riassumere i comportamenti che, sulla base della mia esperienza, si sono rivelati propedeutici a raggiungere dei risultati positivi e quelli che, al contrario, tendono a generare nell'hikikomori ulteriore chiusura e possono, talvolta, aggravarne la condizione di isolamento. Comportamenti consigliati 1. Riconoscerne la sofferenza Anche se la

I tre stadi dell'hikikomori: dai primi campanelli d'allarme all'isolamento totale

ITA |  ENG La definizione originaria giapponese di hikikomori prevede che il soggetto sia isolato completamente per un tempo minimo di 6 mesi.  Personalmente, ritengo poco sensato e scarsamente utile in termini pratici fare riferimento a tale definizione in modo rigido. L'hikikomori, per come lo intendo io, è una pulsione all'isolamento sociale che può essere più o meno intensa e meglio o peggio contrastata dal soggetto che la esperisce in base a una serie di fattori personali e ambientali (temperamento, ambiente famigliare, ambiente scolastico, ambiente sociale, ecc.). L'isolamento totale e prolungato descritto nella definizione precedentemente citata, non è che l'ultima fase di un processo graduale , ovvero quando il soggetto che percepisce la pulsione a isolarsi, decide, per una serie di concause, di abbandonarsi a essa e smettere di provare a contrastarla. Losing You - LY